Focus Cgil Milano

Rubrica sul mercato del lavoro migrante in collaborazione con la Camera del Lavoro Metropolitana di Milano.
Se volete inviarci richieste di approfondimento scrivete a info@retemigrazionilavoro.it 

a cura di Antonio Verona*
http://www.cgil.milano.it/dipartimento/mercato-del-lavoro/

E’ senz’altro utile verificare la dinamica di un determinato dato attraverso una prospettiva lunga. Solo così si scoprono la variabili strutturali, quelle che durano nel tempo e che portano con sé  il bisogno di orientare le politiche capaci di contrastare fenomeni disgregativi,  garantendo  integrazione ed equità, con la consapevolezza che  quando le ingiustizie si intensificano non interessano mai un solo corpo sociale, ma si diffondono fino a favorire unaminuscola, limitata elite.

La figura che segue descrive l’evoluzione nei 10 anni trascorsi, gli stessi che coincidono con il decennio della grande crisi, descivendo  il lavoro svolto dai migranti in Italia, distinguendo il comparto nel quale esercitano la loro attività.

Stock degli occupati stranieri in Italia suddivisi per comparto di attività, nel decennio 2008 – 2018

– Dati ISTAT – 

Emergono alcune conferme, qualche sorpresa e parecchie similitudini con il mercato del lavoro complessivo, quello che comprende anche i lavoratori italiani.

L’agricoltura, sebbene con numeri marginali, è l’unica che cresce nel decennio della crisi, il calo delle costruzioni non sorprende, l’andamento altalenante dell’industria manifatturiera conferma una presenza stazionaria, i servizi, soprattutto quelli alla persona, ma anche la ristorazione e l’alloggio, mantengono una posizione di tutto rilievo.

Il dato complessivo milanese, non presenta differenze rilevanti:
Confronto dello stock dei lavoratori occupati nella città metropolitana di Milano tra il 2018 e il 2016, distinto per settore e posizione professionale

– dati ISTAT –

 

Qui l’analisi si ferma all’ultimo biennio e riguarda la complessità dei lavoratori occupati, ma le dinamiche non divergono: incrementa l’agricoltura, l’industria manifatturiera è stazionaria, crescono i servizi.

Sostanzialmente le stesse dinamiche riferite ai lavoratori stranieri trovano conferma nell’andamento del mercato del lavoro complessivo, dove stanno allora le differenze?

Presenza % di italiani e stranieri per ciascun gruppo di qualifiche, il dato si riferisce alla città metropolitana di Milano

dati Centro Studi PIM –

 A conclusione delle diverse osservazioni proposte si può sicuramente affermare che non è il settore di attività a determinare le differenze o le somiglianze.  Ci possono essere professioni qualificate in tutti i settori di attività, dall’agricoltura ai servizi passando per la manifattura e le costruzioni,  così come, al contrario, i medesimi comparti vedono presenti lavoratori non qualificati.

La differenza, al contrario, viene proprio dalla distinzione qualitativa del lavoro e su questo terreno c’è ancora molto lavoro da fare, perché le diseguaglianze sono tante e rischiano di dequalificare l’insieme dell’apparato produttivo.

Una prima risposta deve venire dalla scuola e dall’accesso alla formazione e all’istruzione, fino ai livelli più elevati.

Il diritto allo studio deve essere lo strumento fondamentale attraverso il quale valorizzare talenti e sensibilità, ma anche il lavoro, la formazione durante l’attività lavorativa, il mantenimento e lo sviluppo delle competenze in una fase contrassegnata da profonde innovazioni tecnologiche.

Se facevo riferimento al rischio di dequalificare l’insieme dell’apparato produttivo qualora gli stranieri continuassero a ricoprire posizioni marginali non è per magnanimità, ma per un vero ragionamento economico.

Nel modello di sviluppo che si sta affermando prevarranno sempre più le competenze trasversali, quelle capaci di mettere in relazione culture, sensibilità, domande diverse, tanto più in un territorio come Milano, naturalmente orientato all’esportazione.  Non si tratta soltanto delle conoscenze linguistiche ma anche di sapere interpretare bisogni, abitudini, morfologie nelle diverse parti del pianeta.

In questo, i lavoratori migranti hanno sicuramente più opportunità di svolgere funzioni importanti nella nuova organizzazione aziendale.

Si tratta solo di favorire questo processo, sostenendolo e orientandolo, per l’interesse di tutti e per la crescita economica di questo territorio.

*Antonio Verona è responsabile dipartimento Mercato del lavoro – Formazione e Ricerca di Cgil Milano